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Allenamento sulla sabbia

Fra poco la stagione inizierà ad essere più calda e così gli impegni del Teatro del Ramino saranno più pressanti e quindi dobbiamo essere più allenati. Il

Il modo migliore per allenarsi sia fisicamente che tecnicamente è allenarsi sulla spiaggia sabbiosa.

La sabbia ti obbliga ad alzare le gambe e migliori si ala forza fisica sia la tecnica

Spiaggia di Grottammare (Ap)

Lo spettacolo medioevale oggi

La domanda è legittima , su uno Spettacolo medievale è opportuno usare luci artificiali ed effetti pirici?

Credo che la cosa essenziale sia rendere una atmosfera magica e uno spaccato di una realtà mista tra storia , fantasia e atmosfera. La cosa che mi preme di più è trasmettere emozioni.

La caduta scenica con i trampoli

A volte ci chiedono come si cada dai trampoli, parlo di una caduta scenica, ecco un breve video dove di vede bene una caduta scenica dai trampoli .

Si deve bilanciare il peso e buttarsi in avanti con la schiena all’indietro e il gioco è fatto.

Caduta durante lo spettacolo the Witching Time del 30 ottobre 2022 a Mirabilandia (Ravenna)

IL TEATRO DEL RAMINO SUI TRAMPOLI DA TRIACASTELA A SANTIAGO

La partenza da San Marcos, grosso borgo alle porte di Santiago, e’ avvenuta con un’ora di ritardo rispetto al previsto, a causa della visita che ci ha voluto fare l’emittente regionale spagnola tv Galizia.

Man mano che passo dopo passo il Teatro del Ramino si avvicinava alla città il passaparola dei pellegrini che ci avevano incontrato lungo il “camino” aveva diffuso la voce che una compagnia di “Italianos locos” stava per giungere al santuario dell’Apostolo.

TV Galizia, insieme ad altre testate della carta stampata, ha mostrato molto interesse alla nostra impresa: una troupe ci ha raggiunti sul posto dell’ultima partenza chiedendoci interviste e mostrando con l’occhio della telecamera molta curiositàrispetto alla fase di preparazione, inquadrando ogni particolare dell’attività dei trampolieri che indossavano “los zancos”.

E con TV Galizia siamo partiti, con l’operatore di ripresa che correva indietreggiando davanti a noi: il primo Maggio 2014 é una splendida giornata di sole a Santiago, la prima dopo cinque caratterizzate da una pioggerellina insistente e a tratti decisa che spesso cadeva da una nebbia diffusa e lattiginosa, che, se è vero che non ci ha fermati, ha di certo contribuito a rendere ” vivace” il nostro cammino, arricchendolo di fango e di pericoli.

 

É una splendida giornata di sole a Santiago, davanti a noi ad attenderci abbiamo gli ultimi sei chilometri: due passettini sotto casa al confronto con le marce serrate dei primi cinque giorni, in cui se ne percorrevano venticinque o trenta!

Vivendo il cammino abbiamo infatti compreso che esso émisurato solo rispetto ai sentieri e che nel numero dei chilometri indicati dalle guide non viene compresa la lunghezza dei numerosi “pueblos” che il cammino stesso attraversa; per questa ragione per percorrere i 131 chilometri che costituivano la somma delle nostre tappe, ci siamo resi conto di averne attraversati almeno cinquanta di più.

É una splendida giornata di sole a Santiago e, mosso il primo passo sui nostri trampoli, ormai ad accompagnarci sono solo una grande emozione, la voglia di arrivare e la gioia un po’ prematura e timorosa di avercela fatta.

Ci accoglie all’ingresso del centro abitato una periferia moderna e sonnolenta, éovvio sono le prime ore del mattino di un giorno festivo.

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É un percorso totalmente urbano ormai, dopo le difficoltàe le avventure dei giorni scorsi ci sembra di poggiare i trampoli su un tappeto di seta; ma eccola all’improvviso quella che per noi costituisce ancora un’insidia: la “abacada”, la discesa di cui ci avevano parlato le persone incontrate a cui di tanto in tanto chiedevamo informazioni su ciòche ci stava aspettando; i nostri interlocutori calcolavano i loro preannunci sulla loro meraviglia, ma di questa quasi tutti ci avevano avvertiti a causa dell’indiscutibile forte pendenza,almeno questa èasciutta e non ècoperta da muschio scivoloso o altri prodotti delle stalle che ci hanno fatto un esteso “brown carpet”; ma Santiago si intravede già e noi affrontiamo l’impegno con prudenza tecnica ma col sorriso sulle labbra.

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Dobbiamo ammettere che sono solo le labbra a sorridere perché i nostri piedi sono piuttosto di cattivo umore e anche le ginocchia non se la passano meglio; ai polpacci, poi, quest’ultimo giorno é meglio non rivolgere la parola, poiché probabilmente ci risponderebbero facendo largo uso di turpiloquio. Ma ormai nella nostra mente c’è un solo obiettivo: riuscire a dominare l’emozione quando ad un certo punto la cattedrale del Santo Apostolo svetteràdavanti ai nostri occhi. Siamo oramai in centro e abbiamo davanti ai trampoli un’affascinante viuzza denominata “Porta do Camino”, questa volta ci siamo davvero! Affrontiamo con una certa allegria quella che sembra una breve salita priva di complicazioni, quando ecco spuntare da un angolo una di quelle macchinette che servono a tenere pulite le strade che sta generosamente innaffiando i grossi sanpietrini:” Santiago fa che almeno non ci sia anche il sapone!”

 

La Città in centro e’ affollata di turisti e passanti che godono del fatto di trovarsi in un meraviglioso centro storico in un giorno di sole e di festa, ci accolgono con molta simpatia, applaudendo e facendo domande; trattengono il fiato quando ci vedono affrontare le scale; qua è la’ ci sono artisti di strada che arricchiscono il nostro passaggio di musica e colore. I trampoli continuano ad andare, ad un certo punto un pugno nello stomaco ci avverte che la meta e’ raggiunta: davanti a noi la vertigine della grande piazza, dopo la rua de San Pietro,come nella Divina Commedia in cui dalla corona di cui fa parte Pietro si muove verso Dante una luce, che viene indicata da Beatrice come l’apostolo Giacomo. La piazza e’ cosìgrande, cosìbella che ci fa sentire d’istinto il bisogno di tenerci per mano: ci siamo sentiti piccoli di fronte alla maestàdel tempio di San Giacomo, ora il nostro desiderio e’ quello comune ad ogni pellegrino: inginocchiarsi davanti a Lui e le nostre ginocchia toccano di colpo la piazza, trampoli all’indietro distesi al suolo, c’èfrastuono, la piazza e’ gremita, ci stanno applaudendo, ci stanno fotografando, l’operatore della TV continua a riprendere la scena, ma noi ci accorgiamo soltanto di essere il Teatro del Ramino che si prostra sul sagrato del Patrono di Spagna con gli occhi allagati dall’emozione.

Un lungo e intenso momento di raccoglimento, poi un applauso ci ridesta, ci aiutiamo vicendevolmente a rialzarci, grazie ai nostri compagni di viaggio a terra e poi via di nuovo “arriba a los zancos” verso una nuova fatica e una nuova emozione: la gradinata fino all’ingresso della Cattedrale dove assistiamo alla celebrazione della solenne messa del primo maggio dedicata a San Giuseppe Obredeiro; i brividi sembrano percorrere le nostre schiene fino ai trampoli che ormai dopo tante ore sono diventati come appendici viventi del nostro corpo; la discesa del botafumeiro ci coglie al culmine dell’emozione : il magnifico grandissimo turibolo d’argento volteggia per il cielo dell’immenso tempio cristiano inebriandoci col suo profumo antico; grazie San Giacomo. Dopo la celebrazione ci rechiamo all’Ufficio del Pellegrino,dove ci èriservata una lunghissima attesa in coda insieme a centinaia di altri pellegrini bramosi di esibire la loro credenziale piena dei timbri attestanti il cammino effettuato e ricevere cosìl’agognata Compostela; l’attesa èdifficile sui trampoli, poichéle nostre gambe ormai cominciano a sentire tutta la fatica dei giorni scorsi: sotto i nostri trampoli ci sono ancora il ricordo vivo dei sentieri scoscesi, dei lunghi tratti su insidiose lastre di ardesia, del fango e della pioggia, dei fiumi che abbiamo dovuto guadare; ci sono i sacrifici affrontati negli “albergue”, che certo non sono rinomati per essere confortevoli, le cicogne che ci hanno volato sulla testa, le faine ed altri animali selvatici che ci hanno attraversato la strada, c’è la paura provata sul ponte del Rio Mino, sospeso ad oltre trenta metri dal suolo con un vento che si ostinava o soffiarci contro, ci sono gli spini delle siepi, i rami della foresta galiziana che ci hanno schiaffeggiati senza riguardo; ci sono i ramarri smeraldini e le mucche indolenti che hanno assistito senza interesse al nostro passaggio, c’èla colonna sonora del gufo che ci ha rimproverati aspramente; ma ora siamo qui, fra poco ,tolti i trampoli, ci recheremo alla tomba di Giacomo, ne abbracceremo il busto prezioso che la sormonta e godremo di quest’unica magnifica giornata di sole al culmine di un’avventura iniziata perché noi siamo cacciatori di emozioni su trampoli.

 

PS Fra i protagonisti di questa bellissima avventura Armando D’Angeli Giuseppe Cicconi e Lucio Stracci sono coloro che hanno effettuato il “Camino”senza mai togliersi i trampoli neppure per un metro!

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http://www.crtvg.es/informativos/chegan-a-santiago-un-grupo-de-teatro-que-fai-o-camino-en-zancos-805926

ANNA GELSOMINO

STORIE DELLA STORIA

In ogni piazza abbiamo un rendez-vous con la Storia; essa ci precede e ci attende sotto ogni portico, in ogni esedra, in ogni ambulacro, ovunque ci sia una pietra che abbia memoria, di millenni o di secoli; in ogni luogo che abbia ricevuto il pertinace rispetto necessario per raccontare, poiché la terra tutta se non riceve rispetto e cura per la propria memoria smette di raccontare,  in silente protesta a castigo dei posteri poco avveduti.

Noi giungiamo in ogni piazza, rispettosi osservanti di questo appuntamento. Dai nostri bauli emergono i costumi che ci permettono di indossare l’anima di ogni personaggio che abbia lasciato su quelle pietre un’impronta di vita; ogni cimiero posto sul capo dei nostri attori, ogni velo che percorre il corpo delle nostre attrici, ogni drappo ci permettono di incontrare e riassumere sull’interprete il coraggio di un condottiero, il fascino di una nobildonna, il clamore di una battaglia, la fatica di vivere di un plebeo.

Percorriamo lunghissime strade: compagni di viaggio l’entusiasmo e la fantasia, bagaglio le leggende e gli episodi più affascinanti che hanno scritto il passato su un supporto imperituro e inerrabile: la memoria dei popoli.cavallo sui trampoli

La storia è lì, ad attenderci puntuale ed immancabile sulla piazza, le pietre sono lì a raccontare, palcoscenico e protagoniste ad un tempo, sono lì a restituire ogni pensiero che hanno catturato, ogni timore ogni proposito che le abbia attraversate, ogni moda ogni idea di cui si sono imbevute: le pietre a renderci la storia con una generosità senza riserve.

Al termine del viaggio, l’incontro più importante, quello più emozionante: la cercavamo, ci aspettava: la Piazza, ricolma di storia, adorna di memorie.

Teatro del Ramino a Firenze

parata spettacolo Promenade Baroque a Firenze

Il primo sguardo è determinante, da come ci accoglie dall’intensità con cui pulsa sotto i nostri passi, dal calore del suo abbraccio, dalla luce o dalle ombre di cui si ammanta, ci giungono le informazioni di cui abbiamo bisogno: tutto questo ci rende edotti di ciò che volevamo sapere; ci indica quale sarà l’angolo più disponibile ad accogliere il nostro transeunte camerino, ci informa su quale sarà la porzione da illuminare e quella da riservare all’ombra, ci dice in quale anfratto nascondere gli innocenti ordigni da cui si leveranno gli scoppiettanti ricami di fuoco che conquisteranno la meraviglia del nostro pubblico facendone svettare gli sguardi verso il cielo. Da lei, dalla nostra ineffabile ospite, la Piazza, sappiamo tutto questo, ed è tutto quello che ci occorre: subito dopo il tempo che scorre irrefrenabile ed indifferente ci dice che è l’ora. Adesso in scena, sui trampoli, lassù per mettere in mostra la storia, perché tutti possano vederla e riviverla; in alto sui trampoli ad interpretare la storia e a far vivere la leggenda, in alto sui trampoli perché nessuna emozione rimanga celata.

la pazzia di Astolfo

Astoflo, I Pupi Siciliani, nella versione del Teatro del Ramino

L’emozione donata dal riverbero delle nostre spade infiammate, quella che promana dai colori dei nostri costumi e dagli strumenti appresi dall’iconografia del tempo in questione, quella che viene dalle parole recitate che danno forza e senso alla nostra drammaturgia, l’emozione di veder vivere di nuovo i protagonisti della storia sui nostri trampoli. Tutto questo è il nostro rievocare: chiamare in scena la Storia; rievocare è quell’appello energico ed imperioso che il presente rivolge al tempo che è stato, quel richiamare e ricreare che alcuni decenni or sono costituiva lo strumento d’avanguardia della didattica  mitteleuropea e che oggi è diventata patrimonio comune di ogni luogo che ami e rispetti la sua storia nella convinzione pascoliana che è anche speranza: “ il futuro ha un cuore antico”.

pupi_spettacolo

Latrina Medievale Astolfo il Viaggio la Pazzia, saluti finali

Rievocare è oggi la maniera consolidata che hanno i luoghi più interessanti del mondo di accogliere i propri visitatori e ad essi raccontarsi per farli viaggiare attraverso il tempo nel suo trascorrere e attraverso i tempi nel loro riproporsi e noi siamo lì sui trampoli a narrare le storie della Storia. Non la storia strumentale e partigiana dei vincitori, ma la Storia della storia, la Storia che non mente, la Storia testimone, genesi di cultura e di peculiarità, quella della locuzione che nel De Oratore di Cicerone  ne afferma la funzione ammaestratrice, l’Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis ( la storia testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria , maestra di vita, messaggera dell’antichità.) quella storia la cui azione è più significativa è quella di costituire  “  una guerra illustre contro il Tempo, perchè togliendoli di mano gl’anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia…”

spettacolo Pupi Siciliani

lo spettacolo sui trampoli del Teatro del Ramino dei Pupi Siciliani

E lo spettacolo della storia va in scena sui trampoli con in cima noi viaggiatori del tempo, in compagnia degli umili e dei grandi che tutti insieme l’hanno scritta sulle pietre e continueranno a scriverla, sotto la minaccia costante di quell’arma invincibile che il tempo usa contro tutti noi, ma che è anche l’unico mezzo per viaggiarvi attraverso: lo strumento che conta le ore, che misura il tempo dalle torri di ogni piazza: omnia ferint ultima necat, questo gli antichi dicevano delle ore.

 

Anna Gelsomino

La piazza e il teatro

Eccola qui la piazza, il luogo dove si terrà lo spettacolo. Questo luogo sarà il nostro spazio scenico, gli edifici diventeranno quinte, i vicoli camerini, le pietre a terra o, talvolta, l’asfalto saranno per noi le assi del palcoscenico.

Oggetto del primo sguardo è la scelta per  lo sfondo della messa in scena: a volte un muro di antichi mattoni, a volte solo un cielo stellato, a volte il mare o un monte.

Scegliamo subito da dove saremo ammirati, da dove partirà  il punto di vista del nostro pubblico.

Certamente il nostro camerino non sarà così perfetto e così nascosto, a volte una parte di pubblico preferirà vedere la frenesia dei cambi, la frenesìa dei passaggi degli oggetti di scena, il volto dell’attore prima di mettersi la maschera anche quando la maschera non la usa, ma entra nel personaggio.

Si vede l’attore senza il personaggio, entra come malefico e dopo un istante diviene angelico, sarcastico o divertente.

Le luci ci illuminano ogni volta in modo diverso, talvolta la luna non ci permette di avere il buio completo, a volte un’insegna di un locale si inserisce impertinente e inopportuna nella magia che stiamo cercando di creare.

ImmagineIl luogo si trasforma, l’irreale diventa reale, i fuochi prendono il sopravvento, le facciate delle chiese si colorano delle nostre ombre, le luci illuminano le cavità.

Le ombre sul viso e le ombre sulle pietre contribuiscono a rendere lo spettacolo unico e non ripetibile, l’anima della piazza entra nello spettacolo da protagonista.

I tappi dei trampoli vagano sul terreno e si avvicinano al pubblico, i fumi e le scintille il sudore degli attori creano l’atmosfera che pervade il pubblico chi non è più solo spettatore ma parte integrante della scena.