Archivi Blog

Lo spettacolo medioevale oggi

La domanda è legittima , su uno Spettacolo medievale è opportuno usare luci artificiali ed effetti pirici?

Credo che la cosa essenziale sia rendere una atmosfera magica e uno spaccato di una realtà mista tra storia , fantasia e atmosfera. La cosa che mi preme di più è trasmettere emozioni.

STORIE DELLA STORIA

In ogni piazza abbiamo un rendez-vous con la Storia; essa ci precede e ci attende sotto ogni portico, in ogni esedra, in ogni ambulacro, ovunque ci sia una pietra che abbia memoria, di millenni o di secoli; in ogni luogo che abbia ricevuto il pertinace rispetto necessario per raccontare, poiché la terra tutta se non riceve rispetto e cura per la propria memoria smette di raccontare,  in silente protesta a castigo dei posteri poco avveduti.

Noi giungiamo in ogni piazza, rispettosi osservanti di questo appuntamento. Dai nostri bauli emergono i costumi che ci permettono di indossare l’anima di ogni personaggio che abbia lasciato su quelle pietre un’impronta di vita; ogni cimiero posto sul capo dei nostri attori, ogni velo che percorre il corpo delle nostre attrici, ogni drappo ci permettono di incontrare e riassumere sull’interprete il coraggio di un condottiero, il fascino di una nobildonna, il clamore di una battaglia, la fatica di vivere di un plebeo.

Percorriamo lunghissime strade: compagni di viaggio l’entusiasmo e la fantasia, bagaglio le leggende e gli episodi più affascinanti che hanno scritto il passato su un supporto imperituro e inerrabile: la memoria dei popoli.cavallo sui trampoli

La storia è lì, ad attenderci puntuale ed immancabile sulla piazza, le pietre sono lì a raccontare, palcoscenico e protagoniste ad un tempo, sono lì a restituire ogni pensiero che hanno catturato, ogni timore ogni proposito che le abbia attraversate, ogni moda ogni idea di cui si sono imbevute: le pietre a renderci la storia con una generosità senza riserve.

Al termine del viaggio, l’incontro più importante, quello più emozionante: la cercavamo, ci aspettava: la Piazza, ricolma di storia, adorna di memorie.

Teatro del Ramino a Firenze

parata spettacolo Promenade Baroque a Firenze

Il primo sguardo è determinante, da come ci accoglie dall’intensità con cui pulsa sotto i nostri passi, dal calore del suo abbraccio, dalla luce o dalle ombre di cui si ammanta, ci giungono le informazioni di cui abbiamo bisogno: tutto questo ci rende edotti di ciò che volevamo sapere; ci indica quale sarà l’angolo più disponibile ad accogliere il nostro transeunte camerino, ci informa su quale sarà la porzione da illuminare e quella da riservare all’ombra, ci dice in quale anfratto nascondere gli innocenti ordigni da cui si leveranno gli scoppiettanti ricami di fuoco che conquisteranno la meraviglia del nostro pubblico facendone svettare gli sguardi verso il cielo. Da lei, dalla nostra ineffabile ospite, la Piazza, sappiamo tutto questo, ed è tutto quello che ci occorre: subito dopo il tempo che scorre irrefrenabile ed indifferente ci dice che è l’ora. Adesso in scena, sui trampoli, lassù per mettere in mostra la storia, perché tutti possano vederla e riviverla; in alto sui trampoli ad interpretare la storia e a far vivere la leggenda, in alto sui trampoli perché nessuna emozione rimanga celata.

la pazzia di Astolfo

Astoflo, I Pupi Siciliani, nella versione del Teatro del Ramino

L’emozione donata dal riverbero delle nostre spade infiammate, quella che promana dai colori dei nostri costumi e dagli strumenti appresi dall’iconografia del tempo in questione, quella che viene dalle parole recitate che danno forza e senso alla nostra drammaturgia, l’emozione di veder vivere di nuovo i protagonisti della storia sui nostri trampoli. Tutto questo è il nostro rievocare: chiamare in scena la Storia; rievocare è quell’appello energico ed imperioso che il presente rivolge al tempo che è stato, quel richiamare e ricreare che alcuni decenni or sono costituiva lo strumento d’avanguardia della didattica  mitteleuropea e che oggi è diventata patrimonio comune di ogni luogo che ami e rispetti la sua storia nella convinzione pascoliana che è anche speranza: “ il futuro ha un cuore antico”.

pupi_spettacolo

Latrina Medievale Astolfo il Viaggio la Pazzia, saluti finali

Rievocare è oggi la maniera consolidata che hanno i luoghi più interessanti del mondo di accogliere i propri visitatori e ad essi raccontarsi per farli viaggiare attraverso il tempo nel suo trascorrere e attraverso i tempi nel loro riproporsi e noi siamo lì sui trampoli a narrare le storie della Storia. Non la storia strumentale e partigiana dei vincitori, ma la Storia della storia, la Storia che non mente, la Storia testimone, genesi di cultura e di peculiarità, quella della locuzione che nel De Oratore di Cicerone  ne afferma la funzione ammaestratrice, l’Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis ( la storia testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria , maestra di vita, messaggera dell’antichità.) quella storia la cui azione è più significativa è quella di costituire  “  una guerra illustre contro il Tempo, perchè togliendoli di mano gl’anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia…”

spettacolo Pupi Siciliani

lo spettacolo sui trampoli del Teatro del Ramino dei Pupi Siciliani

E lo spettacolo della storia va in scena sui trampoli con in cima noi viaggiatori del tempo, in compagnia degli umili e dei grandi che tutti insieme l’hanno scritta sulle pietre e continueranno a scriverla, sotto la minaccia costante di quell’arma invincibile che il tempo usa contro tutti noi, ma che è anche l’unico mezzo per viaggiarvi attraverso: lo strumento che conta le ore, che misura il tempo dalle torri di ogni piazza: omnia ferint ultima necat, questo gli antichi dicevano delle ore.

 

Anna Gelsomino

La piazza e il teatro

Eccola qui la piazza, il luogo dove si terrà lo spettacolo. Questo luogo sarà il nostro spazio scenico, gli edifici diventeranno quinte, i vicoli camerini, le pietre a terra o, talvolta, l’asfalto saranno per noi le assi del palcoscenico.

Oggetto del primo sguardo è la scelta per  lo sfondo della messa in scena: a volte un muro di antichi mattoni, a volte solo un cielo stellato, a volte il mare o un monte.

Scegliamo subito da dove saremo ammirati, da dove partirà  il punto di vista del nostro pubblico.

Certamente il nostro camerino non sarà così perfetto e così nascosto, a volte una parte di pubblico preferirà vedere la frenesia dei cambi, la frenesìa dei passaggi degli oggetti di scena, il volto dell’attore prima di mettersi la maschera anche quando la maschera non la usa, ma entra nel personaggio.

Si vede l’attore senza il personaggio, entra come malefico e dopo un istante diviene angelico, sarcastico o divertente.

Le luci ci illuminano ogni volta in modo diverso, talvolta la luna non ci permette di avere il buio completo, a volte un’insegna di un locale si inserisce impertinente e inopportuna nella magia che stiamo cercando di creare.

ImmagineIl luogo si trasforma, l’irreale diventa reale, i fuochi prendono il sopravvento, le facciate delle chiese si colorano delle nostre ombre, le luci illuminano le cavità.

Le ombre sul viso e le ombre sulle pietre contribuiscono a rendere lo spettacolo unico e non ripetibile, l’anima della piazza entra nello spettacolo da protagonista.

I tappi dei trampoli vagano sul terreno e si avvicinano al pubblico, i fumi e le scintille il sudore degli attori creano l’atmosfera che pervade il pubblico chi non è più solo spettatore ma parte integrante della scena.